Una terra da amare
“Abbiamo deciso di sostenere un bambino quando abbiamo dovuto affrontare una grave malattia. Siamo stati fortunati perché Il viaggio solidale è un’esperienza che segna indelebilmente le vite di chi partecipa. Proprio perché il recente viaggio è stato di una straordinaria potenza, noi di Good Samaritan, lasciamo direttamente la parola a chi ha partecipato che, siamo certi, saprà incuriosirvi e meravigliarvi con le loro riflessioni.
Barbara ci scrive: “La terra rossa di Gulu mi ha sorpresa, l’andirivieni di persone lungo le strade mi ha sbalordito, la semplicità della vita delle persone mi ha commosso, la loro accoglienza mi ha emozionato. Ho scoperto quella straordinaria forza interiore che serve per affrontare le sfide della vita che, paragonate a quanto affrontano quotidianamente le donne di Gulu, non sono niente. Loro sono delle guerriere che combattono ogni giorno per loro e per i loro figli; a loro va tutta la mia ammirazione!”.
Prosegue Chiara G.: “Un posto speciale tra i miei ricordi lo hanno i bambini con cui abbiamo condiviso la prima mattina presso il St. Mary Lacor Hospital. Mi sentivo così impotente di fronte a decine di bambini che, con la loro dolcezza, ci “spedivano” dei doni con i loro canti e balletti. In quel momento, seduta su una panca, mi sono resa conto di quanto partire per questo viaggio fosse stata la scelta giusta: vedere quei volti felici, pieni di amore, mi ha riempito il cuore.
Per non parlare delle donne acholi, le regine indiscusse di questo viaggio. Con i loro racconti sono riuscite a infonderci una forza, una tenacia e una determinazione incredibili. A Gulu ho potuto vedere con i miei occhi quanto possa essere coraggiosa una Donna”.
Annalisa, invece, è malinconica, ma decisamente determinata a tornare in Uganda: “Mi manca la natura incontaminata, il verde acceso delle piante in contrasto con la terra rossa, mi manca ballare, mi manca la leggerezza, la calma con cui la vita scorre, senza dover rincorrere senza sosta un’etichetta che la società ti impone, perché altrimenti non sei nessuno. A Gulu semplicemente esisti e sei vivo, cos’altro serve?
Ho imparato due cose importanti da questo viaggio, la prima cosa è: niente. Ho compreso ancora di più il valore delle cose, quanti oggetti inutili possediamo che ci allontanano da noi stessi e dagli altri; ma, soprattutto, ho visto con i miei occhi cosa significa veramente non possedere niente, la vera povertà, e mi sono sentita così impotente davanti a certe situazioni quasi da vergognarmi di me stessa e di tutte le cose – inutili – che ho, ma con un forte desiderio di fare qualcosa di concreto per aiutarli.
La seconda cosa che ho imparato è il vero significato di Famiglia e come ci si sente a farne parte, grazie al gruppo con cui sono partita e per l’accoglienza e l’amore che ho ricevuto lì, mi sono sentita per la prima volta sorella, figlia, cugina di tutti; ero partita con l’intenzione e il desiderio di donare l’amore che ho dentro, cosa che ho fatto, ma ho imparato ad accogliere quello degli altri e ad avere più fiducia”.
Chiara C. conclude con questo bel pensiero: “Le persone di Gulu ti prendono per mano e ti accompagnano a vedere il loro mondo, a capire che non basta guardare con i propri occhi, ma che bisogna indossare gli occhi di chi quella vita la vive ogni giorno. In questo viaggio non si può stare al margine, bisogna partecipare, perché è solo così che ci si sente presenti, vivi, parte di un mondo che ti vede e ti sente, per il quale non sei solo uno dei tanti.
Gulu ti fa sentire piccolo e impotente, ma anche grande e importante allo stesso tempo. A Gulu ho lasciato il mio cuore e una famiglia, che ricorderò per sempre”.